1971 - Nietta Consolazione, Roma
Sentire una forma in ritmi di composizione simile al definirsi e al dissolversi e renderla attraverso tanta sottile sensibilità di modi espressivi in un così valido apporto di gusto e di innata bravura, significa che il pittore non pone limiti al proprio adempimento e all'intimo trasporto che anima la sua visione e accentua il suo sentimento d'arte.
Ma ciò che più ci meraviglia e nello stesso tempo ci soddisfa è che questa forza espressiva, questa vivacità di sentimenti è opera di una donna che ha fatto dell'Arte la sua prima maniera di vivere pur non negandosi, e non trascurando, le gioie della maternità. Gabriella Capodiferro non è una pittrice improvvisata o «della domenica». Ha studiato alla Scuola d'Arte della Ceramica e alla Accademia di Belle Arti di Venezia. Lavora nel suo studio della sua natia Chieti con assiduità e caparbietà, presentandosi di volta in volta a Mostre collettive, estemporanee e personali di cui una nel 1969 a Roma, e sempre riportando premi, suscitando interesse e critiche favorevoli.
Per questo la sua opera pittorica, sia che si tratti di figure che di paesaggi o di nature morte, per il suadente impasto di colore e per l'incisività del segno, non è un atteggiamento acquisito, per stare alla moda, ma il frutto di una cultura aperta in cui le immagini si fissano in una sorta di eventi senza tempo, senza complicazioni etico-politiche, senza presenza di facile cronaca.
Ma Gabriella Capodiferro è anche una creatura di deli¬cato sentire e suscita interesse negli intenditori d'Arte per la poesia che traspira dalle sue opere. Non a caso già sue due recenti personali a Pescara e a Francavilla al Mare, erano ispirate e affiancate da poesie di altrettante poetesse, come lei, di delicato sentire, per cui le dobbiamo, oltre all'ammirazione dovuta ad un artista seria e serena, anche la gratitudine che si deve a chi ci aiuta a vivere, ricordandoci fraternamente, le risorse miracolose della poesia.